Primo. A me pare che, se tutto ve bene, troveremo 5-10 miliardi per tagliare le spese. Al di là di come lo faremo (cosa essenziale su cui voglio aspettare i dettagli) una cosa è certa: se queste risorse non saranno reimmesse nell’economia ma andranno a ridurre il debito, allora il Pil, l’occupazione, l’immenso disagio che c’è nel Paese, aumenteranno, non diminuiranno. Sarebbe follia, letteralmente. C’è bisogno di speranza tramite la politica economica. Non di cilicio.
Secondo. Enrico Bondi (p.s.: magari, un giorno, avremo qualche trentenne, come nel Regno Unito, dove la Spending Review è affidata a Danny Alexander, 39enne, la metà degli anni di Bondi?). Nulla da dire sul suo fantastico curriculum vitae. Davvero. Ma, in realtà, non capisco perché sia stato scelto, forse si sono sbagliati. Enrico Bondi è un eccelso tagliatore di costi aziendali. Voi sapete che un’azienda funziona cercando di massimizzare i profitti per i suoi azionisti, dati dai ricavi meno i costi. Quindi se tagli i costi, in maniera intelligente, ottieni maggiori profitti e la tua azienda tira. Certo, un’azienda si può anche rimettere su, come ha fatto Steve Jobs, ridando vita con fantasia alla sua capacità di vendere prodotti nuovi ed utili, agendo cioè sul rilancio di vendite e ricavi.
Ecco. Qualcosa di simile si può dire dello Stato italiano. Come qualsiasi altro Stato, il suo compito è di fare bene per i suoi azionisti, ovvero i cittadini. Cioè vendere (gratuitamente) eccelsi servizi (detti pubblici) a imprese e cittadini, minimizzando al massimo i costi per gli stessi (ovvero le tasse). Quindi dovevamo, per fare quel che Bondi ha fatto così bene in Parmalat, assumere qualcuno che riducesse le tasse. Se poi volevamo uno Steve Jobs (che bello!) avremmo avuto bisogno di qualcuno che ridesse i colori alla spesa pubblica, rendendola efficace per questo bellissimo Paese, aumentandola, se del caso, in questo momento di gravissima recessione (vedi punto sopra). Ma mi pare che abbiamo preso un Bondi per fare il contrario di Steve Jobs e allora sono proprio confuso.
Nell’Uk la spending review e’ stata affidata ad un 39enne
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