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L’Fmi all’Italia: niente crescita senza riforme

Non ci sarà ripresa e, a maggior ragione, non ci sarà possibilità di recupero di un sentiero stabile di sviluppo, senza il proseguimento di un’azione determinata sul terreno delle riforme. È questo con ogni probabilità il consiglio che verrà recapitato al governo italiano nella lettera che, al termine di due settimane di missione annuale, gli esperti dell’Fmi indirizzeranno a Mario Monti nella sua qualità di ministro del Tesoro. Dopo 15 giorni incontri, che hanno visto gli esperti del Fondo impegnati tra Milano e Roma, la squadra guidata da Reza Moghadam, direttore del dipartimento europeo, dal vice Aasim Husain e dall’advisor Kenneth Kang, presenterà i risultati del check-up periodico nel corso di una conferenza stampa alla presenza del premier e ministro dell’Economia, Mario Monti, del viceministro Vittorio Grilli e del dg del Tesoro, Vincenzo La Via.
Nel check up sullo stato di salute dell’economia italiana non dovrebbero mancare i riconoscimenti agli importanti passi avanti nella giusta direzione, quella delle riforme. Ma la sollecitazione sarà quella di portare avanti la riforma del mercato del lavoro, ovviamente senza indebolire il Parlamento, e di dare un impulso immediato alle liberalizzazioni dei trasporti, dell’energia e dei servizi. Quanto alla politica di bilancio, il consiglio degli esperti sarà con ogni probabilità quello già espresso da tempo: agire senza indugi sul lato della spesa tagliando le componenti improduttive in modo da liberare risorse per gli investimenti. Non è da escludere, inoltre, che nella lettera del Fondo si rintraccino a proposito del sistema bancario italiano quei giudizi favorevoli espressi già in passato dall’organismo di Washington a proposito di un modello creditizio che per le sue caratteristiche più tradizionali ha retto meglio di altri agli urti della crisi internazionale.
La visita degli ispettori, iniziata il 3 maggio scorso, si è svolta secondo la consueta formula prevista dall’Articolo IV dello Statuto del Fondo. Lo scorso novembre, il governo Berlusconi aveva accettato di sottoporsi a un monitoraggio trimestrale ma grazie alle riforme messe in campo dal governo Monti, il numero uno del Fondo, Christine Lagarde, ha annunciato che non è più necessaria la sorveglianza rafforzata per l’Italia e a Washington, durante gli incontri di primavera, anche il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli ha potuto attestare che il nostro paese non è da considerarsi un “sorvegliato speciale”. Resta vero, tuttavia, che le onde telluriche che promanano dalla Grecia in questi giorni e la recrudescenza della febbre degli spread riacutizzano tutte gli aspetti di vulnerabilità di un grande paese con un grande debito pubblico com’è il nostro.
Il team di esperti ha nei giorni scorsi passato al setaccio le misure adottate in questi mesi dall’esecutivo, visitando i principali ministeri. Gli ispettori del Fondo hanno svolto i consueti colloqui con la Banca d’Italia e, a Milano, hanno incontrato i funzionari delle principali banche italiane. Sotto la lente prima di tutto lo scenario macroeconomico e il quadro congiunturale con particolare attenzione alle condizioni finanziarie. Gli ispettori hanno preso atto delle riforme messe in campo dal governo Monti, a partire da quella delle pensioni e del lavoro, e sono stati aggiornati su quelle in cantiere.

Fonte: Sole 24 ore del 16 maggio 2012

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