Nelleditoriale sul Corriere della Sera del 2 giugno (Molti sussurri e poche grida) Ernesto Galli Della Loggia ha dissertato, con la consueta lucida malignità, sulle differenze tra
In sostanza, secondo Galli Della Loggia, . Anzi, chiunque si azzardasse a tentare un qualche ragionamento politico in autonomia
Basterebbe prendersi la briga di scorrere i curricula di tanti parlamentari del Popolo della libertà o di alcuni importanti ex ministri (magari mettendo a confronto le loro iniziative con quelle di alcuni tecnici attuali), per rendersi conto che i giudizi del professore non sono solo ingenerosi, ma un bel po disonesti. Monti allEconomia non ha fatto sicuramente meglio di Tremonti, mentre Maurizio Sacconi ha accuratamente evitato di mettersi nei guai come Elsa Fornero. Persino Corrado Passera non è stato fino ad ora allaltezza dei poteri speciali che gli sono stati attribuiti. Ci siamo permessi, allora, di replicare con la modestia del caso a Galli Della Loggia, al solo scopo di riconoscergli un briciolo di verità allinterno della pozione di veleni inclusa nelleditoriale.
In questi ultimi tempi, a chi scrive è capitato di avere degli
Una cosa si nota, ovunque. Nessuno critica Silvio Berlusconi, come se il Cav. fosse al di sopra del bene e del male, come se non avesse alcuna responsabilità (e ne ha tante, sia sul piano personale che politico) nel declino del Pdl. Ecco perché, quando Della Loggia ha parlato di
Diciamoci la verità: Monti porta avanti le scelte strategiche compiute da Tremonti, la cui azione autorevole ci ha sempre garantiti nei confronti dei mercati, fino a quando, a contestarne le scelte fu proprio Silvio Berlusconi, a partire dalla sconfitta elettorale della primavera del 2011, dovuta in larghissima misura al successo della massiccia e infame campagna massmediale e giudiziaria a cui fu sottoposta la sua vita privata.
Se nel corso del 2011 lItalia ha rischiato di avvitarsi su se stessa, molto è dipeso da un evidente contrasto di linea tra il premier e il ministro dellEconomia, che, anche per errori di carattere del personaggio, ha finito per emarginare il secondo, mentre sullo scenario internazionale più torto che a ragione era screditato il primo. In ogni caso, quello di Silvio Berlusconi è una sorta di nodo gordiano per il Pdl, il quale ha davanti a sé due strade da percorrere in questi pochi mesi che ci separano dalle elezioni del 2013. La prima è quella di concorrere a formare un nuovo contenitore dei moderati che contenda al Pd una sicura vittoria per mancanza di avversari (quella che mancò ai Progressisti nel 1994). Per portare in porto unoperazione siffatta tutto è difficile, incerto e indefinito, salvo una sola condizione: Berlusconi deve farsi da parte. E lopzione preferibile per chi scrive. Laltra è quella di combattere fino allultimo, nel ridotto della Valtellina, con quei fedelissimi che amano ancora il Cav. E sono tanti. Ciò allo scopo di ottenere una porzione di elettorato che dia un minimo di visibilità, di presenza e di potere. Per perseguire questo risultato, però, tocca a Berlusconi scendere in campo e metterci la faccia. Senza poter contare sulla ricostruzione di unalleanza con la Lega, ormai travolta da un inesorabile declino.
E evidente che tali prospettive dipenderanno da tante circostanze, a partire da quale sarà la legge elettorale con cui si voterà nel 2013. Ma ormai da mesi il Pdl
Il Pdl decida:riunire i moderati senza Cav. o affidarsi a lui e andare a elezioni
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