Ma insomma, con quale programma ti presenterai? Avvicinandosi le primarie aumenta il numero di coloro che cercano di sospingere Matteo Renzi nellangolo: hic Rhodus, hic salta. È destino degli sfidanti che a loro si chieda di dare risposte precise e impegnative, e agli incumbent si consentano risposte ambigue e vaghe. Il fatto è che di questi tutto è già noto e pesato.
Del programma di Renzi si sa che vuole che i mostri sacri, coloro che da decenni occupano i posti chiave del partito, non siano più ricandidati, detto in modo da fare il titolo, rottamati. Troppo per alcuni, troppo poco per altri.
Ad esempio, Antonio Polito in un editoriale di sabato scorso chiede a Renzi di dire se si alleerà con Casini o con Vendola. A Bersani la domanda manco la fa, tanto sa già cosa risponderebbe: che lui lalleanza con Vendola lha fatta, ben sapendo che questi proclama lincompatibilità di Sel a stare insieme allUdc in una coalizione di governo, ma che ritiene, anzi ne è sicuro, che, dopo le elezioni, di fronte alle necessità del Paese, lEuropa, Draghi e/o lo spread, la disoccupazione etc. etc.: «il resto nol dico, già ognuno lo sa».
Non cè neppure da attendere le risposte, già dalle domande appare in tutta la sua radicalità la differenza dei programmi. Di Renzi si dà per certo che taglierà il nodo, o di qua o di là, neppure si fa lipotesi che voglia mediare. Di Bersani è scontato che lasci bene aperto luscio per la versione 5.0 del compromesso su cui Prodi è caduto due volte, e DAlema ha vissuto due volte. Con Bersani, già si sa che i giornali continueranno a pubblicare lintervista del dirigente per cui è essenziale il rapporto con Casini, affiancata a quella del funzionario per cui quellalleanza è incompatibile: si sa che quel dualismo non solo è tollerato, ma che è lessenza stessa del Pd storicamente dato. Coniugare è la parola magica: come si celebri il coniugio tra fedeltà montiana e referendum anti-Fornero solo per qualche crucco richiede spiegazioni, per gli italiani fa parte della tradizione.
A chi è abituato a quella tradizione, la proposta di Renzi appare insufficiente già per motivi dimensionali: dove sono le tesi dantan, dove le 281 pagine della Fabbrica del programma di Prodi? Alle altre forze politiche invece basta e avanza. Ad esempio, con Renzi vincitore alle primarie, per Berlusconi è più difficile candidarsi: a parte il confronto di età, come fa a fare campagna elettorale se gli manca il comunista? Parallelamente anche lantiberlusconismo, con Renzi cessa di essere strumento di lotta politica. E Casini, dove finirebbero le sue speranze di fare lago della bilancia? Per non parlare di quellarea politica in cui molte sono le braccia levate, molti gli incoraggiamenti, ma non si scorge la forza aggregante. Forse si modificherebbe la geografia, certamente si chiuderebbe un periodo della storia politica dellItalia.
Perché lessenza del Pd sta in questa sua compattezza, nella forza coesiva che ne è il capitale sociale. Istituzionalizzato alla Costituente, forgiato negli anni della guerra fredda, protetto nellisolamento allopposizione, questa forza resiste come elemento identitario anche dopo la caduta del muro, la Bolognina, Mani Pulite. Quando il Pci era excludendum, la convivenza tra miglioristi e carristi era un fatto interno, senza sostanziali conseguenze. Oggi, scomparsi o mutati gli altri partiti, il Pd rimane il testimone del compromesso da cui nacque la nostra costituzione e degli assetti politici durati oltre mezzo secolo. Mentre tuttintorno la geografia politica è irriconoscibile, allinterno di quel blocco, ridimensionato ma ancora probabilmente il maggiore partito italiano, restano come contrapposizioni le vestigia di quei compromessi. Non solo tra politologi ed economisti, anche tra gli elettori è diffusa lopinione che quei compromessi siano diventati contraddizioni: lo stesso successo di Berlusconi nel 94 è in gran parte dovuto al desiderio di voltar pagina.
Renzi sembra aver capito che oggi quel blocco coeso, piantato al centro-sinistra dello schieramento, è troppo debole per costituire un ancoraggio stabilizzante e abbastanza forte da impedire il formarsi di posizioni, una chiaramente liberale e una esplicitamente socialista. E pensa che per sciogliere quei legami identitari si debba non ricandidare i personaggi che sono testimonianza di una cultura politica degli anni 70. Il programme non sarà vaste, ma lobiettivo è essenziale.
Gli elettori del Pd sostengono lealmente il Governo Monti, nonostante (o forse proprio per questo?) i provvedimenti che Monti ha fatto passare; abituati come sono agli ossimori, oggi vedrebbero bene lelezione di un governo tecnico. Ma con lOmt la situazione è cambiata. Mario Draghi, riuscito a far passare le misure antispread, dovrà, almeno allinizio, dimostrare di essere severo sul rispetto delle condizionalità. I mercati, per ora calmati, riprenderanno ad esprimere i loro giudizi, valutando la differenza tra lealtà e convinzione. «Leuro non è stato un pieno successo quanto a polis», è Draghi ad averlo detto nellintervista a Die Zeit. Se vogliamo non passare la nostra vita sotto lo scudo, abbiamo bisogno che le riforme subite diventino comportamenti condivisi, che il controllo di spese e entrate nel bilancio pubblico smetta di essere esibita virtù e sia solamente buona gestione. Non ci si riuscirà, senza scelte limpide.
Il fattore Renzi spariglia le carte
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