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Quel contratto per trattare in Europa

Icontractual arrangements sono entrati relativa¬mente di recente nel lessico europeo, ma l’idea fu il cardine, negli anni Ottanta, di un rapporto commissionato dalla Banca Mondiale a Willi Brandt sulle modalità di finanziamento dello sviluppo. Brandt propose di affiancare i prestiti per progetti specifici in base ad accordi di politica economica per fare sì che i Paesi beneficiari potessero attuare riforme strutturali tali da fare aumentare la loro com¬petitività internazionale e la loro produttività inter¬na. L’estate scorsa il cancelliere tedesco Angela Merkel ha rilanciato l’idea di «contractual arrange¬ments » come strumento da adottare per facilitare le riforme in quei Paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà rispetto agli obblighi del Fiscal Compact: lo Stato in difficoltà concluderebbe un «contratto pluriennale» con i partner dell’area dell’euro con im¬pegni puntuali, quantizzati e monitorabili. In cam¬bio verrebbero concesse deroghe o dilazioni rispet¬to al Fiscal Compact. Una proposta che l’Italia do¬vrebbe considerare seriamente. Ancor di più da quando il 5 marzo Bruxelles, constatate le nostre dif¬ficoltà a fare fronte agli impegni assunti, ha sotto¬posto Roma a «monitoraggio specifico». In quello stesso documento sono stati indicati i contenuti di un possibile «contractual arrangements». Alcuni per¬fettamente in linea con quanto proposto dal pre¬mier nella conferenza stampa del 12 marzo e illustrati lunedì al cancelliere Mekel: riforma del mercato del lavoro, modernizzazione della Pa , riduzione del ca¬rico fiscale, riassetto della giustizia. Altri non sono sta¬ti presentati esplicitamente, come privatizzazioni e liberalizzazioni. Dato che numerosi ministri – e lo stesso Presidente del Consiglio – vengono da espe¬rienze in autonomie locali, hanno esperienza diret¬ta dei nodi del capitalismo regionale e municipale e dell’urgenza di scioglierli. Di questa possibilità si par¬la anche nel documento «New Pact for Europe» ap¬pena presentato da un gruppo di riflessione soste¬nuto dalla maggiori fondazioni europeiste, dalla Ber¬telsaman Stiftung all’Istituto Affari Internazionali, dall’European Policy Centre al Center for European Strategy. Il documento traccia cinque alternative per riprendere il percorso verso l’integrazione europea. I «contractual arrangements» rientrano in questo quadro. Dal Paese che si appresta ad assumere la Presidenza del semestre europeo ci si dovrebbe a questo punto attendere almeno un’indicazione in materia.

Fonte: Avvenire - 19 Marzo 2014

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