di Giuseppe Pennisi
Non è il caso di consegnare alle ricerche e ai libri degli storici le analisi, e le polemiche, su fascismo-antifascismo e su comunismo-anticomunismo e di concentrarsi, invece, sui temi e problemi che più assillano gli italiani? Circa vent’anni fa un leader dell’ex Partito Comunista Italiano, Massimo D’Alema, fu Ministro degli Affari Esteri e Presidente del Consiglio. Non si ricordano allora polemiche personalistiche analoghe a quelle delle ultime settimane. Il commento di Giuseppe Pennisi
Ora i risultati delle elezioni del 25 settembre sono stati metabolizzati dai partecipanti, attivamente o solo in spirito, di una campagna elettorale tra le più sgrammaticate, ove non la più sgrammaticata, della storia della Repubblica. Lo stesso esito delle elezioni (l’alto astensionismo, una vittoria del centro-destra a trazione Fratelli d’Italia, i modesti risultati di certi partiti) dimostrano che gli italiani non gradiscono questo modo di intendere la politica, un modo in cui si preferiscono gli insulti personali all’esame dei temi e problemi sul tappeto, molti dei quali gravissimi e tale da porre sfide molto serie a chi avrà responsabilità di governare: inflazione, recessioni, alto debito pubblico, una guerra su suolo europeo anche con minacce dell’uso di armi nucleari.
In questo contesto sembra che vincitori e vinti debbano fare una riflessioni. Non è il caso di consegnare alle ricerche e ai libri degli storici le analisi, e le polemiche, su fascismo-antifascismo e su comunismo-anticomunismo e di concentrarsi, invece, sui temi e problemi che più assillano gli italiani?
Circa vent’anni fa un leader dell’ex Partito Comunista Italiano, Massimo D’Alema, fu Ministro degli Affari Esteri e Presidente del Consiglio. Non ricordo allora polemiche personalistiche analoghe a quelle delle ultime settimane. Oggi sarebbe non solo elegante ma soprattutto utile al Paese se cessassero quelle sul passato di Giorgia Meloni, nata nel 1977, ossia più di trent’anni dopo la fine del fascismo.
L’opposizione avrà molto da fare in questa legislatura: apportare un contributo rigoroso e critico alle proposte della maggioranza sui gravi temi che preoccupano gli italiani. Tanto più sarà costruttiva tanto più sarà apprezzata dagli elettori. Una «legislatura della pacificazione» è quella che oggi è quanto mai necessaria per in dialogo costruttivo tra maggioranza ed opposizione in un momento particolarmente delicato per il Paese.
Ciò riguarda anche la visione del futuro dell’Unione europea (Ue). Soprattutto, dopo l’ampliamento dell’Ue all’est, ci sono visioni differenti tra i 27 del futuro di una “Unione sempre più stretta”: da quella federalista di Spinelli alla «Europe des Patries» di De Gaulle. Maggioranza ed opposizione possono apportare insieme un contributo italiano ad un dibattito destinato a durare alcuni, ove non numerosi, anni.
(Formiche, 27/09/2022)
Fonte: Formiche, 27/09/2022