• sabato , 23 Novembre 2024

Governare i barbari

di Franco Debenedetti

L’Europa non basta. Che cosa può fare il prossimo governo per archiviare il doppio populismo, per ridare energia all’Italia ed evitare che la pazza svolta in Parlamento diventi un regalo per i nuovi e per i vecchi estremisti. Ottimisti e pessimisti a confronto in un “girotondo” di idee.

Obiettivo dopo aver visto l’abisso: la crescita.

Abbiamo visto l’abisso: il rischio che, per la prima volta nella storia repubblicana, un’elezione conferisse ad una maggioranza il potere di superare i paletti che la Costituzione-più-bella del mondo mette a difesa della nostra democrazia. E abbiamo comperato tempo: non abbiamo eliminato il rischio, ma l’abbiamo dilazionato. E’ costato caro, al Paese, non solo alle forze politiche che l’hanno contrattato: per evitare di aver buttato invano capitale politico bisogna mettere mano ad un programma di governo che dia la garanzia di disinnescarlo.

Un primo punto dovrebbe essere rassicurante. Ci aveva già contribuito, (rara intuizione o provvida distrazione?) il M5S votando a favore della presidente Ursula von der Leyen. Borghi e Bagnai forse conserveranno la presidenza delle rispettive commissioni parlamentari, ma ormai la loro è una vox clamantis in twitterio. Una buona designazione per il nostro commissario, il rassicurante presidio di alcune posizioni chiave, e la nostra posizione verso l’ Europa dovrebbe essere consolidata.

Ma il governo deve avere un punto focale, una “mission”, come è diventato di moda dire, e questo non può che essere la crescita: solo se questo governo avrà fatto riprendere al Paese il cammino della crescita si potrà dire che il capitale politico messo in gioco per vararlo è stato bene investito.
Certo crescita vuol dire PIL, vuol dire partecipazione al lavoro. Ma vuol dire anche sgombrare il campo dalle ingombranti macerie, comunicative e legislative, disseminate dal precedente governo. E’ un progetto che deve coinvolgere tutti, imprese e dipendenti, lavoratori e pensionati, élite e popolo, Nord e Sud, chi verrà posto nelle posizioni apicali della pubblica amministrazione e chi delle aziende che il pubblico controlla. Riguarda i “barbari”, ma riguarda anche i “romani”.

Percorrere la strada della crescita è il percorso necessario per “romanizzare” i “barbari”: la crescita l’avevano a lungo demonizzata, allettando invece a incamminarsi per la via degli “dei falsi e bugiardi”. Essi devono dimenticare – e far dimenticare – l’urlo sguaiato che è stato il loro big bang. Ma anche i “romani”, a cui chiediamo di guidarli, devono guardare con attenzione ogni passo che fanno. Sarebbe un disastro se, mentre gli indicano la strada, perdessero (o in non pochi casi non riprendessero) le posizioni riformiste con tanta fatica conquistate. A loro abbiamo affidato il compito di rappresentare e difendere i valori disprezzati o attaccati dal populismo: il canto di quelle sirene ha pericolose assonanze, se vi cedessero avremmo perso tutto.

Fonte: IL FOGLIO, 02 settembre 2019

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