di Giuliano Zoppis
In Francia compri il giornale con la Carte Bleu e nessuno si stupisce. Negli Stati Uniti tiri fuori un rotolo di dollari e ti guardano storto. Le carte di pagamento nel mondo moderno sono la norma, le mazzette di cash sono l’anomalia. Ma le cose in Italia, magicamente, si rovesciano e viviamo in una società dove l’uso della moneta elettronica e’ osteggiato in tutti i modi e quello del contante favorito e incoraggiato. Delle tante cose, anche positive, contenute nella legge di stabilità si parla poco, il dibattito è dominato dalla misura che ha elevato da mille a tremila euro l’utilizzo del contante, in totale contraddizione con la linea degli ultimi governi, di tutti i colori politici, che avevano saggiamente invece imboccato la strada opposta. I sostenitori della bella novità dicono che così ci si adegua a quei paesi europei dove tale limite non esiste. Peccato che in quei paesi non esistano neppure le allegre compagnie criminali che nelle forme più disparate, da quelle storiche e quelle emergenti, allignano e prosperano nel Bel Paese. Peccato che in quei paesi europei citati dai pro-cash l’incidenza dell’economia sommersa sia decisamente più bassa rispetto a quella italiana.
I cittadini pagano le tasse e i controlli operati dalle amministrazioni finanziarie sono implacabili.
In altre parole la parola evasione, quella fiscalmente conosciuta, è fenomeno presente ma sotto controllo. Niente a che fare con la schifezza italiana di “nerolandia”.
Alla misura hanno intonato peana gioiosi il mondo del commercio e quello più in generale delle imprese, attraverso note ufficiali e dichiarazioni delle loro associazioni di categoria. Qualcuno ha sottolineato addirittura che la misura agevola il turismo, soprattutto estero. Come è noto, accogliamo turisti stranieri che protestano regolarmente contro la non accettazione delle carte di credito negli esercizi commerciali e in ogni dove. Il ministro Padoan sul tema ha cambiato idea, dice che questo è legittimo, e ci mancherebbe altro. Dice che non esiste correlazione fra il limite al contante e le dimensioni dell’economia sommersa.
Ma basta essere alle prese con qualche pagamento quotidiano (per esempio, vogliamo per un attimo pensare alle spese che affrontiamo per qualche riparazione casalinga?) per ribaltare facilmente questa affermazione. Piuttosto sarebbe ora di affrontare con decisione questo dossier, partendo dai costi che sosteniamo per il largheggiare del contante. Al tema del sommerso e dell’evasione si affianca quello della sicurezza. Chiedere magari ai tassisti vittime di furti o alle banche che sono costrette a spese ingenti per trasportare e proteggere il denaro dalle rapine, in movimento e nelle filiali. Costi che che potrebbero essere tagliati con evidenti benefici anche per i cittadini. Per non parlare della salvaguardia delle vite umane.
I cittadini non pagano alcunché allorché vedono strisciare la loro carta. Spese che sono invece sostenute dagli esercenti che giustamente reclamano un taglio delle commissioni. Le norme europee in arrivo e una maggiore spinta alla concorrenza fra i circuiti di pagamento dovrebbero aiutare in questo senso. E non sarebbe male che il legislatore introducesse magari qualche sollievo fiscale in favore degli esercenti per agevolare l’uso dei pagamenti elettronici.
PS. Nel 2014 le banche italiane hanno ricevuto dalla clientela versamenti in biglietti da 500 euro per un volume cento volte superiore a quanto hanno distribuito in pezzi di quel taglio.