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20 teste per la presidenza

Fra due anni l’Italia guiderà l’Unione europea.Stanno facendo il bilancio, ma i conti sono strani.E mancano gli uomini (e le donne).Neanche pochi.
Sembra lontano, ma è già domani. Anzi, quasi oggi. Il primo luglio del 2014 l’Italia avrà la presidenza di turno dell’Unione europea. Sarà un semestre particolare, in giugno si voterà il rinnovo del parlamento europeo e contemporaneamente partirà la designazione della nuova Commissione Ue. Il governo italiano che sarà stato eletto e formato, speriamo, nella tarda primavera 2013, dovrà sovrintendere a una fase politica molto delicata. Dal punto di vista legislativo sarà un semestre quasi bianco, con più impostazioni che decisioni. Roma capiterà fra due stati piccoli, Lettonia e Lussemburgo. Il suo ruolo di indirizzo nell’ambito del cosiddetto Trio sarà cruciale.
Bisogna prepararsi per tempo. Fonti diplomatiche rivelano che c’è già un gruppo che imbastisce gli eventi e che entro l’anno si definirà il budget. Ecco il problema. Nella stagione dei tagli orizzontali, nel momento in cui il ministero degli Esteri sforbicia anche i fondi per le cabine di interpretazione per l’italiano nelle riunioni al Consiglio Ue, servono soldi per quella che sarà la più importante passerella continentale del decennio. “Spiegaglielo tu a Roma, adesso”, commenta una fonte a conoscenza del dossier. Proviamo.
Qualche giorno fa, dalla capitale, è arrivata la richiesta alla rappresentanza italiana di mettere in piedi un’idea di bilancio per la presidenza. Buon segno. Il conto totale dovrà essere approvato dal governo Monti entro l’anno, si apprende. Nella nota integrativa al Bilancio della farnesian per il 2012.13.14, ci sono già dei numeri. Appaiono circa 1.7 milioni l’anno per il triennio alla voce Preparazione e svolgimento della Presidenza italiana dell’Unione Europea (luglio-dicembre 2014).
Il problema è che si tratta dello stesso stanziamento previsto per tutte altre politiche poste: Incidere sul negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale in modo che l’esito finale sia favorevole agli interessi italiani (sic!); Accrescere l’attenzione della UE nei confronti del Mediterraneo; Sostenere il processo di allargamento dell’Unione Europea ai Paesi candidati e potenziali candidati all’adesione, anche attraverso il rafforzamento dei rapporti bilaterali e della cooperazione regionale; Sostenere i processi di cooperazione politica, economica e di integrazione europea attraverso il rafforzamento dei rapporti bilaterali con i Paesi membri dell’UE.
Tutte le voci hanno la stesso montante, il che sembra più una ripartizione matematica che strategica. Ed è un segnale di possibile confusione contabile e incertezza politica.
Non il solo. Mancano gli uomini. Neanche pochi.
Prendiamo il Coreper 1, l’organismo del Consiglio Ue composto dai vice-capi delegazione degli stati membri. Si occupa prevalentemente di questioni tecniche e prepara le riunioni a livello ministeriale del Consiglionelle seguenti formazioni: agricoltura e pesca; ambiente; competitività; istruzione, gioventù e cultura; occupazione, politica sociale, salute e protezione dei consumatori; trasporti, telecomunicazioni ed energia.
La presidenza danese ha impegnato 40 persone, servono per il coordinamento e la presidenza dei gruppi di lavoro (quelli per i quali non abbiamo l’interpretazione garantita). I ciprioti in carica ora ne hanno schierati 55. Gli ex polacchi 60 e gli ungheresi 45.
In questo momento la disponibilità della rappresentanza italiana risulta essere di “circa venti”. Un gruppo di “4-5 nomine già fatte” è stata bloccata dalla Farnesina per questioni di bilancio. Comunque vada, di qui al 2014, cioè di qui a domani, servono almeno altre venti persone.
Questo governo imposterà le scelte che dovranno essere confermate dal prossimo, qualunque esso sia. In fasi di crisi ed euroscetticismo latente, qualcuno potrebbe essere tentato di sottovalutare l’evento presidenza e mantenere i conti bassi. Sarebbe un errore gravissimo. Ogni euro non speso, vale almeno due euro di penalizzazione e credibilità. Grave sottovalutarlo. Ma c’è ancora tempo per non sbagliare.

Fonte: La Stampa del 19 luglio 2012

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